giovedì 18 aprile 2013

ReLOVEution

In un mondo che sta gridando aiuto per la sofferenza presente a tutti i livelli della società, oggi avere una vita spirituale significa anche avere un impegno politico. 

Il fatto che, come immaginari individui separati, non possiamo fare nulla, non significa che non ci sia alcuna responsabilità rispetto a quello che vediamo nel mondo. La vera rivoluzione è interiore. Ciò che osserviamo come orrore, abuso, manipolazione e paura è il riflesso di una ignoranza ancora presente nella Coscienza. 

Se l'Io che vive attraverso queste forme si risveglia a questo fatto - che non esiste separazione - la saggezza di questo riconoscimento diventa automaticamente compassione per quello che appare sullo schermo della Vita. Se vedo che ogni forma non è separata da me, da questo riconoscimento non può che nascere in modo spontaneo il desiderio perché quella sofferenza e ignoranza finiscano. Tutto quello che siamo chiamati a fare per manifestare un mondo nuovo è che siamo disposti a sacrificare la nostra paura, che la attraversiamo, e torniamo a vivere dalla gioia del nostro vero Essere. 

Non importa che ci consideriamo ricercatori spirituali o meno: risveglio è risvegliarsi ALLA manifestazione e non escluderla più immaginando che sia separata da noi. In questo risveglio tutto è trasformato, non come riflesso di una azione contro qualcosa o qualcuno, ma come riconoscimento che chi abusa e chi è abusato, chi uccide ed è ucciso siamo noi. RisvegliarSi è l'unica vera rivoluzione possibile. 

Se è possibile ascoltare quel grido di dolore che è lanciato in ognuno di noi, senza tentare di sopirlo o aggiustarlo, ma solo abbracciare quel dolore, ascoltandolo allora è possibile che una nuova manifestazione di dispieghi, un mondo nuovo che rifletta quella comprensione d'amore. 

venerdì 12 aprile 2013

Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo

"Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" Gandhi



Non parlare di pace se non la conosci nel tuo cuore, quando nessuno ti vede.


Non parlare d'apertura quando chiedi ancora al mondo di essere diverso da com'è.
 

Non parlare di rivoluzione se ti attacchi ancora al passato per valutare il tuo futuro.
 

Non parlare d'amore, lo uccide. 
Sii Amore, condividiti, non lo devi praticare, non lo devi dare o ricevere. Riconosci di esserlo e il mondo lo rifletterà per Te.
 

Shakti Caterina Maggi

La nuova politica siamo noi


Un articolo che ho pubblicato sul sito Dioni e che ripubblico volentieri. 


“Al mio avversario dico: combatto le tue idee ma sono disposto a dare la mia vita per che tu le possa esprimere” (Voltaire)
E’ tempo che politica non sia solo una parola che fa rima con burocrazia o corruzione. La questione della polis, della comunità, deve interessare di nuovo la comunità. E’ bello vedere come accade ormai nel piccolo e nel grande: stiamo tutti sentendo questa chiamata a riprenderci in mano un mondo separato e sofferente. Non con la violenza, ma con la comprensione che nasce dall’aver sofferto la violenza subita o agita; non con la lotta, ma con l’intelligenza che nasce dopo essere stato sconfitti (o peggio, aver apparentemente trionfato) e aver visto che nella guerra non ci sono mai vincitori.
Il nuovo non può nascere da una rielaborazione del vecchio, deve scaturire da paradigma completamente diverso, non quello del “do ut des”, o del “occhio per occhio dente per dente”, di chi ha ragione e chi ha torto. Ogni esercito ha sempre Dio dalla sua parte. E’ fondamentale che ci svegliamo al fatto che quello che odiamo o non gradiamo nel mondo è SOLO un nostro riflesso, oppure ogni azione che intraprenderemo sarà esclusivamente una reazione, l’ennesima, con un nemico allo specchio.
La partecipazione civile e democratica alla politica non può essere più scissa da una comprensione profonda che non siamo separati, mai, che il nostro nemico siamo noi, che la garanzia che chi non la pensa come noi possa esprimersi è la certezza che stiamo vivendo autenticamente dalla libertà. Libertà da noi stessi, da quelle piccole prigioni in cui ogni giorno perpetuiamo i nostri rituali di paura. La Vita ci chiama a sacrificare la nostra paura e vivere dalla gioia. Siamo pronti?

giovedì 11 aprile 2013

La Pace che cerchi

Che quello che cerchi, cioè pace, non arriva alla fine di un processo mentale o di una comprensione finale come vorrebbe la mente, bensi e' cio che testimonia da sempre il conflitto, la paura, l'idea stessa di voler porre termine alla sofferenza. Pace e' Io.

Tu non sei identificato. C'e' identificazione e questa idea che tu sia identificato e' parte dell'identificazione stessa. Fino a che crederai di essere nell'identificazione cercherai anche di farla finire e in questo tentativo essa si perpetuerà. Ciò che pone fine alla sofferenza è il vedere che non ne sei al centro, ma ne sempre solo il testimone.

L'attaccamento alla sofferenza e' diventata la droga che impedisce di vedere che siamo quel cielo dietro le nuvole. Quei processi mentali sono solo nuvole, essi accadono in te, ma tu non accadi nei processi mentali. Sei diventato innamorato della tua mente e dei suoi processi e ti sei dimenticato di te.

L'ossessione con i pensieri finirà quando finirà. Fino a che quei pensieri di cui ti senti protagonista ti interesseranno non potrai vederli come tali, pensieri. Crederai che siano reali. E crederai che se trovi una risposta alle domande della mente, allora sarai in pace. Ma quelle risposte genereranno solo altre domande, perché la risposta che cerchi NON è nella mente. Tu sei la risposta

Tu sei ciò che testimonia quel processo che chiamiamo mente e solo Tu, in quanto Consapevolezza che testimonia, sei Reale. La mente e le sue illusioni appariranno del tutto reali fino a che tu - che sei Realtà stessa - gli darai energia. Non hai bisogno che il processo mentale finisca perché tu possa vedere chi sei. Questo è quello che la mente egoica racconta per sopravvivere a se stessa. In ogni momento, in ogni istante puoi vedere che sei ciò che testimonia tutto questo e vedere che tu sei già, da sempre, libero.
Tu sei Libertà stessa.

Shakti Caterina Maggi

giovedì 4 aprile 2013

martedì 2 aprile 2013

Il no-sense del conflitto


Ho letto da qualche parte "l'ego è solo un processo, non è un'identità". Ho realizzato in quel momento il conflitto che c'era tra me e l'ego (paradossale) in quanto considerato un'identità. Il concetto si è dissolto, il conflitto non ha più ragione di essere. Potrei essere in conflitto con un processo? Sarebbe come arrabbiarsi con il programma di un computer. Nonsense.

Ciao cara

È esattamente così! Qualunque sia il conflitto che sembra attraversarci esso è sempre e solo testimoniato da Io, Vuota Consapevolezza. In quanto tale tu stai solo testimoniando qualunque cosa, inclusa l’idea che tu sia dentro quel corpo mente o separata dal resto dell’Universo. Sebbene questa idea sia socialmente accettata essa è come un virus che contagia il 88% dell’umanità ed è la ragione unica della sofferenza psicologica nella forma umana che provoca a sua volta tutti quei comportamenti basati sulla paura che avvelenano non solo le nostre vita ma la Terra stessa.

L’idea di essere  una entità separata dentro il corpo è appunto solo un’idea, un oggetto. Come tale ha un inizio, una durata e una fine, e quindi potresti dire che è un processo, un’attività ma non certo una entità. Sebbene non ne siamo consci (perché l’attenzione della Consapevolezza riposa sugli oggetti esterni o interni della manifestazione invece che su se stessa) l’attività dell’ego non è SEMPRE presente. Ci sono momenti della giornata – e certamente durante il sonno profondo – in cui l’ego non c’è. Potrebbe essere mentre guardiamo un panorama, oppure attenti in una operazione pratica o solo guardando negli occhi il nostro amante. In quel momenti, o persino micro-istanti, esiste solo Presenza, non c’è conflitto.

 Non sempre nei siamo consapevoli perché il gioco della mente con il suo reclamare di essere l’autore delle azioni o dei pensieri e sensazioni torna come pensiero abituale. Ecco cosa è l’ego un pensiero abituale, una attività, un processo che va e viene e che cattura l’attenzione di Io perché vi è la credenza profondamente radicata di essere quell’immaginario qualcuno al centro del corpo. Questa credenza è TOTALE no-sense, e essere in conflitto con questa credenza solo perché fa capolino  come pensiero abituale è TOTALE no-sense.

In realtà l’aver riconosciuto la vera natura dell’ego è l’unica cosa necessaria affinché questo concetto si dissolva. Esso muore per mancanza di attenzione, come un pappagallo denutrito a cui si è smesso di dare da mangiare. Laddove invece nasca un conflitto con questo concetto, perché si pensa che ci sia un qualcuno che abbia un ego, ecco che questa idea si auto-alimenterà! Come può esserci un qualcuno che ha un ego se di fatto non c’è nessuno se non un testimoniare questa idea e tutto il resto della manifestazione?

Cercare di estirpare il concetto di separazione nasce dal presupposto errato che esso sia un qualcosa che appartiene ad un immaginario qualcuno, mentre invece quello che siamo è sempre e solo il TESTIMONE di ogni cosa. Come tale non hai alcun bisogno di fare nulla se non goderti quello che c’è. E nel farlo l’ego e i suoi dilemmi sono scordati come una lampada in pieno sole.

Un abbraccio,
Shakti  Caterina Maggi

lunedì 1 aprile 2013

La paura è la tua gioia contratta

La paura è solo una sensazione. Non viene dal passato come racconta la mente proiettandone l'ombra su un immaginario futuro, essa sorge dal momento presente come tutto il resto della manifestazione. Quando sale nella Coscienza questa sensazione, che in realtà è la tua radianza, essa si scontra per così dire con tutte le immagini che abbiamo di noi stessi, le nostre false identità, e nel farlo sentiamo quella pressione/compressione che è tipica della paura. Ci sentiamo scoppiare e non sentiamo di avere via d'uscita.
Di solito cerchiamo di andare nel passato per risolvere i nostri problemi come se la soluzione giacesse in quella direzione.

Solo immagini che abbiamo di noi appartengono al passato per così dire, costituiscono l'insieme di memorie che la forma ha attraversato e quindi sono state registrate erroneamente come la propria storia o identità. Dato che non sono vere di noi, perchè il nostro vero Io è vuoto, nulla, silenzio, questo scontro della nostra gioia con queste identità diventa doloroso. E' come se dei raggi che si espandono in modo multidimensionale da un centro vuoto collassassero su se stessi e venissero legati insieme da dei nodi concettuali, che sono appunto le nostre identità.

Un bambino non ha queste identità quando nasce, esso è pura radianza multidimensionale. Le false identità che vengono date dal condizionamento vengono credute alla fine come vere e finiscono per "ingabbiare" la nostra gioia che non viene più percepita come tale ma come paura, ovvero gioia contratta. Laddove sia possibile lasciare andare le identità concettuali, ovvero non stare con la storia concettuale, nelle memorie, ma stare solo con la sensazione della paura, essa verrà attraversata e si scioglierà mostrandosi come gioia.

Non esiste nessuno al centro dell'immaginaria personalità che viva la vita e dunque non esiste nessuno che abbia vissuto vite precedenti. Ciò che vive ogni corpo o ogni essere che sia mai esistito o esisterà è solo questo Silenzio che si esprime come Vita. L'illusione che ci sia un qualcuno nel corpo/mente che viva la Vita  è l'ego stesso ed è l'origine della sofferenza. L'immaginaria gabbia è vuota. Sei già libero.

Shakti Caterina Maggi

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