venerdì 6 luglio 2012

La Realtà dell'Io e illusione del me

"Sono cosi sofferente, che proprio vorrei tanto che fosse tutto solamente un brutto sogno, una illusione e che non fosse vero.
Nel frattempo anche se mi do' i pizzicotti, vedo che sono sveglio e che la realta è proprio questa qui.

Se ad esempio ho coscienza di essere sotto una montagna e vedo che sta cadendomi una pietra in testa..... non riesco a dire.... va bhe.... non ha senso preoccuparmi tanto, esiste solo il momento presente e siccome la pietra non è ancora arrivata giù, posso stare tranquillo e felice.
Non sono capace di fare ragionamenti del tipo 4 mele+5 mele=1 mela.

Se mi dite qualche sistema concreto per poterlo fare, (come presumo fate voi altri), ditemelo ve ne sarò davvero molto grato.... mi piacerebbe tantissimo che fosse proprio come voi dite e che la vita come la conosciamo comunemente, sia falsa e illusoria".

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Ciao carissimo!

Non si tratta di autoconvincersi di stare tranquilli, ripetendo come un mantra "tutto andrà bene è solo un sogno!". Fare questo sarebbe solo una forma di inganno più sottile, sarebbe solo una specie di strana auto-ipnosi o manipolazione. Non esiste neppure una formula magica che ti posso dare o che chiunque ti possa dare, anche questa sarebbe solo un'altra manipolazione.

Se invece che ascoltare o leggere e basta queste parole - che sono una descrizione concettuale di una esperienza diretta - provi a vedere se queste parole combaciano con la tua esperienza allora c'è la possibilità di cogliere che  in effetti tutto quello che viene scritto qui è in un certo senso già vero di te, ma quello che lo rendeva ingannevole era un presupposto sbagliato, un concetto di partenza sbagliato. Quel presupposto sbagliato è il senso di separazione e per coglierne l'illusione è fondamentale che tu torni alla tua esperienza diretta. Altrimenti queste parole sono del tutto inutili.

Quindi sii chiaro su cosa è reale nella tua esperienza e cosa non lo è. L'esperienza della vita, qualunque essa sia in questo momento, è reale nell'istante in cui ne fai esperienza. Nel momento in cui fai esperienza di questo istante esso è già svanito e quando lo rammenti esso esiste - di fatto- solo come memoria ovvero come concetto. Il momento è dunque reale e tu nel momento sei UNO con quello che c'è.

Guarda bene, là dove sei adesso, nelll'istante in cui leggi queste parole su uno schermo o su un pezzo d carta, nel momento preciso in cui le leggi esistono solo queste parole e tu sei UNO con ciò che leggi. E' solo successivamente che puoi dire che "tu" le hai lette o che "io" le ho scritte. Questo pensiero viene solo DOPO che le hai lette, è un pensiero succedaneo, basato sul senso di separazione. E' solo un pensiero, con cui per abitudine ci si identifica e finisce per filtrare la tua esperienza, facendoti credere che tu sia separato da quello che leggi, che quello che leggi sia stato scritto da qualcun altro se non te stesso etc.

Di fatto, nel momento (che è l'unica cosa che DAVVERO esiste in quanto futuro e passato esistono solo come concetti) quello che stai leggendo adesso appare nella tua Coscienza ed è uno con te.
Per dire che queste parole sono di Shakti lo puoi fare solo successivamnete e solo ricorrendo alla memoria, ovvero filtrando la tua esperienza attraverso un concetto.

Quindi l'illusione di cui parlo è quell'idea di separazione, quel pensiero abituale che ritorna e ti porta a filtrare la realtà attraverso di esso, distorcendola. Qyuando eri un bambino non facevi tutto questo: non passavi con rapidità dalla percezione delle cose al loro concetto, ma restavi nella percezione. Per abitudine attraverso il condizionamento hai invece iniziato ad imparare il "mio" e "tuo", a concettualizzare il tuo mondo. Quando eri un bambino guardavi una pietra ed eri quella pietra. Guardavi le tue mani giocare con la sabbia al mare ed esisteva solo quello, non c'era un pensiero del dopo o del prima o niente del genere.

In realtà è ancora così, solo che tutto quello che accade viene con rapidità filtrato dai concetti che abbiamo di quello di cui facciamo esperienza e quindi il senso di separazione e i suoi giochi ti fanno credere che davvero tu sia separato da quello che vedi, senti etc, ti fanno credere nelle storie (spesso negative) che la mente instaura e intesse riguardo al momento. La storia della mente accade, e con il fatto che tu Coscienza le creda finisci per vedere il mondo così come la mente te lo propone.

Ora la tua sofferenza è reale nel senso che la percepisci come una sensazione di forte contrazione e paura, mentre è illusoria in quanto storia di te che "soffri perchè"..." quella è la storia, ed è una illusione perché nel momento non esiste un "te" di separato a cui sta accadendo tutto questo, esiste solo quello che sta accadendo. Quando esiste solo quello che sta accadendo e tu non sei separato da esso c'è pace, persino quando le condizioni esterne potrebbero sembrare negative.

Non si tratta di vivere sotto una campana di cristallo - come se fosse possibile del resto- cercando di evitare situazioni negative o dolori o lutti. Essi fanno parte della Vita. La sofferenza che è possibile dissolvere è quella legata alle storie della mente, che non faceva parte della tua esperienza quando eri un bambino piccolo: è una ignoranza che hai appreso attraverso gli ordini e le regole o semplicemente l'ambiente in cui sei vissuto.

Alcuni di noi sono più sensibili e non si adattano bene al condizionamento del "me". L'ego non funziona bene per queste persone e diventano "disfunzionali". Finiscono dallo psichiatra o dallo psicologo perché il "me" con loro non funziona bene. Sebbene apparentemente possano sembrare più sfortunati di altri che sembrano invece convivere perfettamente con l'ego in realtà sono in un certo senso solo più sinceri. Si accorgono che quel modo di vivere o pensare non funziona e soffrono moltissimo. Non sono in grado di seppellire sotto un tappetto quella sofferenza. E' un dolore acuto, come quello di cui credo tu stia parlando.

Il modo di sciogliere quella sofferenza è attraverso una comprensione intuitiva che non può essere trasmessa da nessuno, anche se puo' essere condivisa: ci deve essere sia la capacità di capire che quello che stiamo soffrendo è una idea e allo stesso tempo la volontà di stare con quella sofferenza a livello di sensazione senza sfuggirla per quanto possa essere intensa. Non si tratta di mettersi volontariamente in situazioni di sofferenza ovviamente: ci pensa la Vita a darci l'opportunità di stare con quella sofferenza NON a livello concettuale, ma percettivo. Ovvero SENTIRE quella sofferenza, restando presenti ad essa.

Nel farlo quello che accade è vera meditazione, che non si tratta di stare a gambie incrociate recitando un mantra, ma solo restare presenti a quello che c'è. Se c'è sofferenza e non diamo attenzione alle storie della mente che ci suggeriscono le motivazioni per cui si sta sofferendo o delle strategie per non soffrire allora finiremo per sentire e basta quella sofferenza. La sentiremo ed essa sarà presente come sensazione non come concetto.

E' ovvio che non si puo' trasformare tutto questo in un metodo. Deve accadere. Fino a che cerchiamo delle strategie o delle vie di uscita persino stare con quella sensazione sarà solo un modo di scappare dalla sensazione stessa, e quindi di fatto ci staremo solo predendo in giro. In effetti stare presenti alla sofferenza solo come sensazione accade e basta, e accade quando la comprensione intuitiva di cui ti parlavo prima raggiunge un certo punto di maturità per così dire.

Quindi sii chiaro, nel momento c'è sofferenza. Ma prima di credere alla mente e alle sue storie sul perché di quella sofferenza guarda con attenzione: c'è un qualcuno che sta soffrendo oppure questo qualcuno che sta soffrendo è solo un concetto e quindi non è reale? La sofferenza come sensazione sembra essere reale, ma solo nel momento in cui la esperisci.

Se possibile resta presente ad essa. Nel farlo essa crescerà come un fuoco facendo pulizia su quello che non è più necessario. E' possibile che essa sia molto forte e quindi non subito sia possibile restare presenti. Non correre, magari all'inizio è possibile sentirla senza andare nelle storie della mente solo pochi istanti. Ma anche quei pochi istanti fanno miracoli: ti danno l'opportunità di vedere che non sei un uccellino in gabbia, che la gabbia è in effetti aperta e ciò che sei è la Coscienza Vuota che è presente ad una sensazione molto intensa che la mente chiama sofferenza.

Quella sensazione se affrontata come tale e non concettualizzata inizia a farsi strada attraverso di te e a sciogliere quel vecchio modi di pensare che ti ha ingabbiato o apparentemente ingabbiato nell'idea di essere un qualcuno. Un qualcuno che deve morire, che deve vivere la vita etc. Un qualcuno che soffre e che deve cercare di cambiare la porpria vita. Quel qualcuno è la fonte della sofferenza stessa e di fatto è solo un'idea.

Spero di aver fatto un pochino di chiarezza, se lo desideri scrivimi ancora e partiamo da qui.
Un caro saluto,
Shakti

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