mercoledì 25 gennaio 2012

E' tutto un riflesso

Ciò che bisogna che sia chiaro in questo gioco di cosiddetta progressione spirituale è quello che è presente nella propria comprensione è ciò che poi appare fuori come le parole di un altro. Il gioco è di perdere di vista Se Stessi per tornare al Sè, in un riconoscimento conscio di ciò che è. Prima che fosse perso di vista non poteva essere riconosciuto in modo conscio.   

L’Uno perde di vista se stesso e cade nell’illusione della separazione. La sofferenza allora che ne segue dà l’impeto a cercare risposte con la prospettiva di voler trovare LA risposta.
Tutto questo diventa il gioco della propria vita, anche se non c’era mai qualcuno o qualcosa che lo creasse. Sta tutto accadendo da quell’Uno che si è veramente.

Ogni domanda che ritorna come una comprensione cambia l’apparizione esterna del gioco della Vita fino a che la comprensione intuitiva arriva nel gioco e per alcuni, ma non per tutti, questo è il momento in cui appare il maestro. Lui o lei non sono altro che noi stessi in manifestazione, e le parole che passano attraverso quella forma allora assumono una qualità differente dalle parole precedenti: sono più dirette, parlano e indicano quelle aree del proprio Essere che non sono più riempite dell’energia di identificazione, indicano al vuoto.  

Come questa comunicazione da Uno a Uno continua è il Vuoto stesso che a quel punto viene enfatizzato NON il contenuto (la ricerca di esperienze etc) come accadeva prima. In questo modo l’identificazione viene naturalmente a riposare nella vera identità che è il Vuoto, e l’azione di ricerca finisce!

Ogni cosa in ogni e ciascun momento si dispiega esattamente come dovrebbe e nell’unico modo possibile. Se questo è visto allora in modo immediato ci sarà un senso di sollievo dall’essere un qualcuno che è responsabile per la propria vita spirituale e un permettere si assesta insieme alla conoscenza interiore che si sta tornando a casa e che non c’è nulla di particolare che debba essere fatto.

Non c’è un “noi che vive la Vita perché è la Vita che vive gli apparenti “noi”. Goditi il gioco, se possibile.

Con amore, Avasa

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